аЯрЁБс>ўџ 46ўџџџ3џџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџьЅС5@№ПЏ,bjbjЯ2Я2.4­X­XЏ$џџџџџџˆ\\\\\\\pДДДД Р pіюиииииГГГ™››››››ф R6 ^›\ГГГГГ›\\иилА777Г‚\и\и™7Г™7B7y\\yиЬ ажШЙ ХД5юy™Ц0іy” # ” ypp\\\\” \y ГГ7ГГГГГ››ppDД- ppД"Dove sono?" non era la prima volta che se lo domandava quella sera e probabilmente non sarebbe stata l'ultima. Le uniche cose che vedeva erano alberi, panchine e lampioni in un interminabile fila, disposti lungo una strada sterrata. Poteva essere un parco, ma stava camminando dal tramonto senza sosta e non ne usciva. "Chi ш?" finalmente vedeva qualcuno. Un ometto vestito in maniera dimessa con un vestito piuttosto vecchio si trovava seduto su una delle panchine. Assorto in se stesso e con sguardo fisso e velato di malinconia non si accorse del suo arrivo. "Salve."iniziђ lui, il sollievo traspariva dalla voce. Finalmente incontrava qualcuno. "Buongiorno, straniero." il velo di malinconia non si dissolse ma apparve anche una luce maliziosa negli occhi del vecchio. "Straniero?"domandђ un po’ sorpreso dall'appellativo. "Beh, perchш no." In fondo si sentiva esattamente cosь, uno straniero in quel luogo strano e incomprensibile. "Visto che siete qui, dovreste sapere dove ci troviamo, quindi..." "Quindi cosa?" l'ometto rispondeva a stento e svogliatamente, guardandolo solo di sottecchi. "Quindi sapete dove siamo?" l'ira a stento controllata trapelava dalla voce. "No, non lo so!" La risposta fu come una mattonata in testa, da lasciare storditi, confusi. Com'era possibile che l'ometto non sapesse niente? Era assurdo, tutto assurdo. Dov'era... "Un consiglio posso darvelo, lo volete sentire? il tono chiaramente canzonatorio lo fece irritare ancora di piљ, l'ometto si prendeva gioco di lui ma aveva bisogno di iniziare a capire qualcosa e qualsiasi cosa andava bene. "Sь, ditemi." "Tornate indietro! Il vostro cammino va nella direzione sbagliata." "Come indietro? Indietro non c'ш niente". Si sentiva a dir poco incredulo. "Vi sbagliate, indietro troverai la soluzione." e cosь dicendo l'ometto rivolse lo sguardo alle sue spalle. "Guardate." Si girђ per vedere cosa ci fosse di cosь importante ma quando riportђ gli occhi sull'ometto questi era sparito. Che fare? Andare avanti o tornare da dove era venuto? Non le sa sentiva di prendere una decisione, aveva paura. Perђ tornare indietro sembrava allettante, poteva sempre aver tralasciato qualcosa, magari una traccia importante. Ripensђ al suo cammino e non gli venne in mente nulla, solo una strada sempre uguale. Poi... Quello sguardo. Quel lampo di malizia. Non doveva tornare indietro, ora lo sapeva. Non avrebbe trovato niente che giр non conoscesse. Cosь andђ avanti, nella notte ormai sopraggiunta, piљ tranquillo per la scelta presa ma ancora ignaro della meta. "Maledizione, questa non ci voleva." Tutti i lampioni si erano appena spenti e nemmeno una stella visibile nella notte. Le nuvole non lasciavano vedere nemmeno uno stralcio di luna. "E adesso cosa diavolo posso fare? Sicuramente niente di buono." "Fermati" la voce arrivђ dolce come un sussurro ma decisa come l'ordine che era. Giratosi di scatto vide una donna di altezza media, bionda e con due splendidi occhi blu che lo fissava sorridendo. Il cuore sussultђ, mai aveva visto una persona seducente come lei; ad una prima occhiata non lo era sembrata ma tant'ш, non sempre si giudica bene sul colpo d'occhio, l'aveva squadrata in preda allo stupore per poi soffermarsi sugli occhi. "Cosa dici? Fermarmi?" si sentiva incerto, ancor piљ di prima. "Sь, fermarti." il sorriso di lei tornђ ad incorniciare il suo volto evidenziando i candidi denti bianchi, perfetti. "E' buio e non vedi dove va; riposati, riordina le idee e poi riparti." "In effetti ш una buona idea, ma prima spiegami come posso vederti in questo buio." la cosa lo lasciava ancora perplesso e poi muoversi gli sembrava sempre meglio che starsene fermo a far niente. La dolce risata della donna lo stupь, improvvisa com'era venuta svanь mentre lei diceva "Come non lo sai? Mi vedi perchщ mi hai chiamata tu." "Io? E perchщ mai?" era troppo stupito per pensare assurda com'era, incredibile ed impossibile. "Vieni" lo invitђ la donna indicando una panchina "Siediti con me e ne parleremo." Si sedettero ed iniziarono a parlare, come due vecchi amici, sembrava si conoscessero da una vita. Al contrario della notte le ore passavano ed i due continuavano a parlare. "...capisci, non devi crucciarti." ripetщ lei "Sь ti capisco, ma perchш, perchш lasciare che tutto prosegua senza intervenire?" c'era ancora qualche dubbio che voleva togliersi, qualcosa di indefinito continuava a tormentarlo senza sosta. "Perchш non ci puoi fare niente, semplicemente per quello." lei sorrise e aggiunse "Una volta ho conosciuto una persona saggia che mi ha detto quella che considero una grande veritр." Il tono di lei lo soprese, sembrava si stesse sforzando per mantenere il controllo, era impaziente. "E quale sarebbe questa veritр? voleva saperlo assolutamente, poteva essere importante per andarsene da quel luogo. "La vita ш come un fiume che dalla montagna ci porta a valle, noi possiamo seguire il suo corso e nient'altro." per un attimo il compiacimento attraversђ il blu brillante dei suoi occhi come se stesse pregustando qualcosa che stava per arrivare. "Opporsi sarebbe pura follia." "C'ш del vero in quello che dici, eppure non mi convince del tutto. Ti capisco ma qualcosa..." lei lo interruppe rapidamente "Non preoccuparti di questo, devi solo prenderti il tempo necessario per pensare e tutto combacerр alla perfezione." "Tempo" il tono di lui pensoso "Sembra che qui abbondi. Ma ora devo andare, dimmi come ti chiami perchш mi piacerebbe parlare ancora con te." "Non avere fretta" ripetш per quella che sembrava la centesima volta dal loro incontro. "Hai tutto il tempo che vuoi." "Forse hai ragione, probabilmente ш meglio stare un po’ fermo e riflettere a fondo su quanto sta accadendo." "Esatto!" lei si era avvicinata, le sue mani gli toccavano le spalle, lievi massaggi che gli scioglievano i muscoli irrigiditi dal cammino. "Fermati e rifletti." Non pensava che volesse sedurlo, al contrario, aveva l'idea che lo stesse cullando. Proprio come era solita fare sua madre quando era piccolo. Pian piano si stava perdendo in quello che ormai era un abbraccio, il tepore si impadroniva di lui. "Riflettere, devo riflettere" riuscь a borbottare poco prima di cadere nel sonno Stava sognando, ne era certo. Tutto era buio, il buio era tutto. Niente altro esisteva, solo il ricordo di un abbraccio rassicurante. Poi la vide, una piccola luce lontana. Tanto piccola da sembra insignificante ma tanto brillante, ancor di piљ per il buio profondo. Come se la luce lo avesse rinvigorito iniziђ a sentire due voci e non senza fatica riuscь a distinguerle e riconoscerle. Erano l'ometto e la donna che discutevano, o meglio lei parlava e lui rispondeva a monosillabi. ".... finalmente ш nostro." terminђ lei Nostro? Cosa vuol dire, cosa mi hanno fatto? La paura lo prese e rischiђ di sopraffarlo nuovamente ma nuovamente la luce apparve, piљ forte di prima. Come un minuscolo sole gli donђ energia e dissipђ la paura. Riuscь ad aprire gli occhi e trattenne a stento un gemito di stupore; la donna non era piљ seducente sebbene forse lo fosse stata, ma ora era sciatta e scarna con i capelli secchi e radi. Non completamente di profilo gli permetteva di vedere quella bocca sensuale e perfetta, ma questo era prima, ora vedeva le labbra devastate e secche che incorniciavano pochi denti marci. L'ometto non era da meno, giр trascurato in precedenza ora dominava di lui il solo sguardo, pieno di malizia e di malinconia. Dopo qualche tentativo riuscь ad alzarsi a fatica e si trovђ faccia a faccia con i due. "Cosa volete da me?" era preoccupato ma la rabbia cresceva dentro di lui. "Vogliamo te" rispose la donna con fare canzonatorio, come se lo avessero giр ed in un attimo aggiunse "Non ci puoi sfuggire." "Non ш vero, posso andarmene ancora." ma la veritр era che la rabbia cedeva il passo a nuovo sconforto. "Oh, no che non puoi." la voce sicura di lei trovava riscontro nella tranquillitр dell'ometto che non si era ancora mosso, lo sguardo sempre perso chissр dove. "Tu sei venuto da noi perchш noi potessimo trattenerti, qui sei al sicuro, al riparo dalle sofferenze." Sofferenze? Incominciђ a rimuginare sulla parola, perchш volevano proteggerlo dalle sofferenze? Cosa importava loro. Da dove venivano... Davvero li aveva chiamati lui? Chiamati, forse... La consapevolezza lo colpь come un pugno, ora sapeva dov'era. Era a casa, nel suo letto. In preda alle sue paure e alla manifestazione della realtр. Si era lasciato andare, rischiava di perdere il lavoro andando alla ricerca di un passato che mai sarebbe tornato. Si isolava, si lasciava andare allo sconforto, alla disperazione e si nutriva di essi. Ora sapeva. E cercђ la luce, la luce che lo aveva salvato prima lo avrebbe fatto di nuovo. Alla fine la vide, lungo la strada che stava percorrendo prima di fermarsi. Di corsa si lanciђ oltre le sue paure e le superђ, le figure urlarono disperate ma avevano perso. Lui correva verso la luce. Un incubo finiva ma la realtр tornava. Poco prima di raggiungere la luce le parole gli tornarono alla mente. ”La vita ш come un fiume che dalla montagna ci porta fino a valle, noi possiamo seguire il suo corso e nient’altro.” “Vero, ma ш anche vero che anche nel fiume piљ piccolo possiamo spostarci da una sponda all’altra alla ricerca del nostro personalissimo percorso.” E con questi pensieri capь il perchщ del viaggio… Ў,Џ,ёъ hˆ9ЫhˆGChˆ9ЫhˆGCCJOJQJaJQ ф+F,x,Њ,Ћ,Ќ,­,Ў,Џ,§§§§§§§§§§ Џ,§,1hА‚. АЦA!Аn"Аn#‰$n%ААФАФ ФœB@ёџB NormaleCJ_HaJmHsHtHVAђџЁV Carattere predefinito paragrafo\i@ѓџГ\ Tabella normale :V і4ж4ж laі 4k@єџС4 Nessun elenco Џ$4џџџџQф#F$x$Њ$Ћ$Ќ$­$Ў$Б$˜0˜0€€p˜0€€p˜0€€p˜0€€p˜0€€p˜0€€p˜0€€p˜0€€˜0€€pЏ,Џ,Џ,№8№@ёџџџ€€€ї№’№№0№( № №№B №S №ПЫџ ?№GMЪгЈЎАЖX^!(TZ•›lrёїБ$ЏФy{>`ЅІЇЉQRБКѕћSYfkˆŠŠ‹  mrУЦ 37Эс0 V d k ! " Ь б k n д п Џ И ќ § ў Њ Ћ Ў И ўџ_ГДѓўj{‰‘’“–uv”šWXY\\]^aў €їјef glшыKPaduŠ“š9=T[im‘™ЫбJZЗэƒŽJKR_suЭЮМНЫ  2 I P е !„!‡!щ!ъ!з"ф"т#у#@$E$F$J$x$y$Б$Б$Б$џџstandardstandardComputerхˆGCˆ9Ыџ@Џ$@@џџUnknownџџџџџџџџџџџџG‡z €џTimes New Roman5€Symbol3& ‡z €џArial7& ‡ ŸVerdana"qˆ№Фк“fu#“Іy6By6B!№n‰ДД24$$3ƒ№мH(№џ?фџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџˆ9Ыџџ "Dove sonostandardComputerўџр…ŸђљOhЋ‘+'Гй0x˜ЌИЬифј  4 @ LX`hpф "Dove sonoDov standardotantan Normal.dot Computert4mpMicrosoft Word 10.0@`4<@ŒЁЯvХ@^aЙ Хy6ўџеЭеœ.“—+,љЎ0є hp|„Œ” œЄЌД М гф B$A  "Dove sono Titolo ўџџџ !"ўџџџ$%&'()*ўџџџ,-./012ўџџџ§џџџ5ўџџџўџџџўџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџRoot Entryџџџџџџџџ РF xйЙ Х7€1TableџџџџџџџџWordDocumentџџџџџџџџ.4SummaryInformation(џџџџ#DocumentSummaryInformation8џџџџџџџџџџџџ+CompObjџџџџџџџџџџџџnџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџўџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџџўџ џџџџ РFDocumento di Microsoft Word MSWordDocWord.Document.8є9Вq